Agile o semplicemente veloce?

07 GIU 2021 Agile o semplicemente veloce?

Pubblicato da Sergio Zanfrini

I dati ricavati dall’articolo di Maria Pia Sgualdino del 29 aprile 2021 pubblicato su Il Sole 24 Ore, confermano che ancora una parte preponderante delle aziende ha deciso, esplicitamente o implicitamente, di non intraprendere il percorso verso una learning agility, come base portante per costruire il proprio futuro.

Suppongo che per le imprese sia legittimo domandarsi:

Non si potrebbe semplicemente rendere più veloci i modelli operativi che conosciamo già e che sono parte delle nostre imprese?

 

Perché è così necessaria questa rivoluzione agile?

 

Confrontandomi direttamente con un Manager ho trovato spunti di riflessione interessanti proprio su questo tema; spunti che vorrei condividere.

Il punto di partenza della discussione era capire come risponde un’azienda tradizionale di grandissimo successo, quando si trova ad avere come cliente un’azienda che ha fatto dell’agility le fondamenta del suo modo di essere impresa.

Ho sottolineato di grandissimo successo, per sottintendere che l’azienda è modernamente organizzata con processi definiti. Stiamo parlando infatti di una realtà che produce componenti che poi diventeranno una parte importante per il prodotto finale realizzato dal cliente.

Il processo impattato è quello di progettazione, realizzazione e industrializzazione di un prodotto e la sua successiva produzione. Ovviamente in questa fase è il cliente che detta i tempi e un’azienda agile richiede ai fornitori flessibilità rispetto ai ritmi di rilascio prodotti. Molteplici studi riportano che i tempi di rilascio progetti di una struttura agile sono inferiori rispetto a quelli di un’azienda con una progettazione tradizionale “waterfall.

Come risponde quindi l’azienda tradizionale?

 

La risposta è semplice e piena di implicazioni.

“Facciamo quello che abbiamo sempre fatto, ma più velocemente”.

Stressare l’organizzazione lanciandola alla massima velocità è sicuramente la prima risposta che diamo a qualsiasi mutamento; va però valutata attentamente.

C’è da considerare se il sistema di progettazione e industrializzazione era stato già ottimizzato.

A fronte di una risposta affermativa, e questo è il nostro caso, è chiaro che, riducendo i tempi in maniera acritica, si stanno minando alcune delle procedure che, normalmente, garantiscono la qualità del prodotto finale.

Stiamo così aumentando i rischi di prodotto non conforme o di cliente insoddisfatto.

Questa era ovviamente la prima preoccupazione del Manager con cui ho parlato.

Il processo di progettazione e sviluppo di un prodotto è quello dove le problematiche generate da una riduzione dei tempi sono più evidenti e facilmente misurabili.

Cosa succede agli altri processi aziendali?

 

Per rispondere velocemente ai cambiamenti, ci sono parti del processo che saltiamo, creando rischi sulla qualità delle nostre decisioni e azioni?

Il cambio di velocità che si è verificato nei cambiamenti ambientali, nelle richieste dei clienti, nell’offerta dei concorrenti, nella nascita di nuovi competitor, questo cambio di velocità, aveva raggiunto un livello di guardia molto prima della pandemia.

Come viene sottolineato nell’articolo della Sgualdino sopracitato, è evidente che non possiamo vivere nell’illusione che questa situazione verrà superata tornando a una normalità pre-Covid.

Questa pandemia ha scoperchiato il problema mettendolo sotto gli occhi di tutti. La macchina azienda ha bisogno di poter accelerare repentinamente in direzioni sconosciute, che cambiano spesso e velocemente.

A questo punto la risposta che si sta costruendo negli ultimi anni è univoca.

Solo un’evoluzione agile ci può dotare degli strumenti che ci permettono di cambiare costantemente passo in base alle necessità. Questo non vuol dire dover buttare via quello che si è fatto fino ad oggi. Piuttosto, è importante trasmettere una conoscenza diffusa di che cos’è l’agility all’interno dell’organizzazione per costruire le basi della trasformazione.

Da dove si parte per iniziare il processo di trasformazione agile delle aziende?

 

In un processo progressivo le persone sono il cuore del cambiamento. Un “Agility Warm Up”, come viene definito da ZaLa Consulting, guida i manager e le persone a comprendere come cambiano i ruoli e i comportamenti, per poter rispondere in modo agile alle sfide con cui ci confrontiamo costantemente. La coerenza con i comportamenti agili permetterà di inserire modalità operative e strumenti che possono poi essere attivati nei processi, prodotti e modi di lavorare di ogni singola impresa.

Il mindset e la conoscenza sono il prerequisito fondamentale per una trasformazione verso l’agile e con “l’Agility Warm Up” è possibile costruire un percorso, consapevole e coerente con la propria cultura aziendale.

Un’evoluzione controllata e pianificata è sicuramente preferibile alle trasformazioni radicali, che diventano obbligatorie quando vengono forzate dagli avvenimenti esterni.

Possiamo evitare questi strappi costruendo un Next-Normal agile.

 

Sergio Zanfrini

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